domenica 19 aprile 2015

19/04/2015 - Almeno 700 morti in mare "E' una delle tragedie più grandi"



Inizio questo breve articolo con le parole di Miura con "Casa mia", perchè non trovo con facilità le parole, ma quelle poche che riesco a scrivere è importante, per me, far sì che restino.
Mi alzo questa mattina e vengo a sapere della strage nel Canale di Sicilia. L'ennesima.
Circa 700 persone hanno perso la vita.
28 i superstiti, secondo il "Messaggero.it"

Non sono riuscita a dir altro che "Oddio mio!", sconvolta.

Secondo l'UNHCR  e Amnesty International questi sono i "dati": "Dal 1988 al 2014, 21.344 persone sono annegate nel Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere l'Europa. Nel 2011 il numero dei morti è stato di circa 1500, nel 2012 di circa 500, nel 2013 di oltre 600. Dal I° gennaio al 15 settembre 2014, sono annegati oltre 2500 esseri umani, più di 2200 dei quali solo tra giugno e settembre. Quasi il 2% delle persone che hanno intrapreso un viaggio nel Mediterraneo nel 2014 è annegato. È noto il tragico numero dei migranti morti nel Mediterraneo nel 2014, perché è stato l'anno più nero per la spaventosa scomparsa di bambini, donne e uomini in quelle acque, come tutti i migranti, morti per non morire di guerra o di fame  o di violazione dei diritti politici e umani".

L'ho già scritto non ho molte parole, se non ricordare a me stessa che quei numeri sono vite umane e che restare indifferenti non è più possibile. 


"Non si può fare ricorso a misure deterrenti per fermare una persona che è in fuga per salvarsi la vita, senza che questo comporti un ulteriore incremento dei pericoli in cui incorre", dichiara Antonio Guterres, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. "Vanno affrontate le reali ragioni che stanno alla base di questi flussi, e ciò significa guardare al motivo per cui le persone fuggono, ciò che impedisce loro di cercare asilo con mezzi più sicuri, e che cosa si può fare per reprimere le reti criminali che prosperano in questo modo, proteggendo al tempo stesso le loro vittime. Significa anche avere sistemi adeguati per far fronte agli arrivi e per distinguere i veri rifugiati da coloro che non lo sono". 



Chiara