giovedì 4 settembre 2014

"Tu chiamale, se vuoi, emozioni". Il pianto.

E' mattina.
Una mattina come tante altre, di lavoro.
Entri in macchina, giri la chiave, inserisci chiavetta usb perchè senza musica è difficile viaggiare e...parti!
Non si può sapere cosa in una giornata può accadere, cosa ci aspetta; a fine giornata possiamo tirare le somme e riflettere, ragionare.

Ad inizio giornata si deve vivere!

Arrivi al lavoro. Esci dalla macchina e la chiudi, prendi le borse la schiscetta e apri la porta dell'ufficio.
Ci si guarda attorno e si cerca di capire da che parte iniziare.

Pronti...partenza... via!

Il nostro lavoro è denso di emozioni!
E' un turbinio di emozioni che devono essere afferrate ed analizzate.
Lasciarle lì a morire, oppure ignorarle non serve a niente, non permette di crescere e comprendere.
Quindi tendiamo la mano ai nostri movimenti di pancia, cuore e mente.

Oggi l'emozione che ha predominato è il pianto.
Non mio, io da qualche anno a questa parte, è vero, ho la lacrima un pò più facile, ma quest'oggi non ero io a piangere, non ero in difficoltà e non ero io a soffrire.
Sappiamo bene, però, quanto spesso abbiamo a che fare con "difficoltà", "sofferenza" e "dolore".
E' necessario capirli e farli capire.
Gestirli e non farci sopraffare.

Il pianto, silenzioso di quella donna che quando mi ha parlato dei suoi bambini e dei sacrifici che deve far fare loro...

Il pianto di quell'uomo, anziano, che guardando negli occhi la figlia provata dalle vicende famigliari, si è lasciato andare, impotente...

Ti senti estranea, fuori luogo, inopportuna ed invadente.
Gli occhi pieni di lacrime cercano, in te, speranza, coraggio ed un aiuto concreto.

Conciliare quei due sentimenti, quelle due posizioni non è impresa facile.
Ricordiamo di essere umani e che non è un tavolo, una scrivania, una sedia od un vetro a far scomparire quella dimensione.

E' fine giornata, ho provato a tirare le somme.

Chiara


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