martedì 30 aprile 2013

Il vento soffia ancora

...e poi, niente. Ti squilla il cellulare, riconosci chi sta chiamando e prima di rispondere devi tirare quel sospiro temendo il peggio.

"Pronto!" con una voce squillante e disponibile.
Un silenzio che non fa presagire nulla di buono, ed immaginare il viso della persona che sta telefonando.

A volte quel senso di impotenza che assale e prende fin dentro le viscere.

"Sono qui, parlami!" incito, delicata, ma ferma.
Una piccola richiesta, un semplice messaggio da riferire.  "Chiara, non riesco puoi farlo tu?".

Mi vuole semplicemente delegare un compito? c'è una difficoltà sotto? c'è il timore di qualcosa? c'è il bisogno di sicurezza che fa regredire le persone alla fanciullezza? Sono tutte queste domande insieme la sua difficoltà?

"Tu hai provato a chiamare?"
"Sì, ho provato, ma mi ha dato la segreteria!"
"E allora riprova, magari era solo occupato!"

Un tira e molla di preghiere e spiegazioni, il credito che si consuma e la voce della persona che mi sta chiamando mi trasmette solo una grande e penosa tristezza.

"Prima aggiornami veloce sulla tua situazione, dimmi se ti sei presentato dove dovevi e cosa ti hanno risposto!", chiedo.

Sa che non poteva mentire, sono al corrente della situazione ed ho modo di verificare.

"Sì, l'ho fatto!", ed mi spiega quelle due cose che gli ho chiesto. Lo saluto dicendo che riferivo io il messaggio e che gli avrei fatto sapere se andava a buon fine.

Una messaggera, nulla di più. O forse no?
Mi sono sostituita? oppure ho semplicemente tappato un buco? O ancora ho evitato una presa di responsabilità? Oppure ho fatto quello che dovevo e potevo fare?

Sono conscia e consapevole di quelli che sono il mio dovere ed il mio mandato, ma conosco anche la storia di vita di questa persona, so le difficoltà che ha dovuto superare ed ha superato (più grandi di lui, indubbiamente) e quanto, in questo gioco al massacro, la colpa sia anche delle Istituzioni che hanno dei doveri precisi, dei compiti specifici e che, per tanti e diversi motivi, non possono e non vogliono svolgere.
E' innegabile la situazione, le evidenze sono davanti ai miei ed ai suoi occhi, non si può far finta di nulla.
Io, dal mio canto, ho fatto tutto quello che era nelle mie possibilità, nelle mie competenze e capacità.

Quando si lotta contro i mulini a vento, però, è bene sapere che la sconfitta è inevitabile.
C'è solo da sperare che il vento cessi.

Ed ho fatto quella telefonata. Ho comunicato che il messaggio era arrivato al destinatario ed ho stretto i pugni, battendone uno sul tavolo.
Il vento soffia ancora!

lunedì 29 aprile 2013

Quando la musica ha quel sapore sociale...

Lo scorso sabato sera, dopo mesi di attesa, finalmente sono andata a sentire Marco Masini in concerto.
Non biasimo chi, sulle prime, si domandi "e chi se ne frega?" e di certo non obbligo nessuno a leggere.
Io, dopo anni ed anni che ascolto "Maso" mi sono resa conto di quanto, Marco, sia un cantante "sociale".
Non me ne sono accorta solo grazie alla commozione che mi ha regalato la sua voce e quel piano suonato divinamente, ma i suoi racconti, le sue storie di vita.

Il suo tour "La mia storia piano e voce" è questo, raccontare di se stesso attraverso la musica e non solo la sua, però - a me - interessa la sua per argomentare quello che penso, ossia che Marco Masini sia un cantante "sociale", che nonostante le difficoltà sia ancora qui a cantare della vita con tutte le sue sfaccettature.
Non posso prendervi per mano e tornare indietro nel tempo e godere di due ore di concerto, ma posso sicuramente rendere onore ad un cantante che apprezzo, con un piccolissimo articolo del mio blog.
Iniziamo il viaggio:

Un cantante con il suo pianoforte (che suona "da solo") ha voluto raccontare di come è nata la sua carriera, di come sia difficile stare a galla e di quanto importante sia nuotare senza farsi fermare dagli ostacoli e senza mai perdere la fiducia, nonostante lui - in prima persona - in un periodo particolare della sua vita ha pensato di abbandonare tutto, anche la vita. Ha spiegato quanto sia davvero faticoso respirare quando ogni cosa è contro di te, quando le persone sono pronte a tutto pur di non starti accanto. E' un insegnamento, certo, ma per essere un insegnamento come si deve, ha bisogno di essere accompagnato con uno sfogo ed ha regalato al pubblico "Vaffanculo" . (Vi invito a cliccare sul titolo della canzone ed ascoltarne il testo).

E prosegue raccontando di come, quella ragazza, ascoltando le sue canzoni, ed in particolare una, gli scrisse una lettera profonda e toccante, dicendogli che aveva smesso. Aveva smesso di drogarsi anche grazie al testo di "Perchè lo fai", ed io non entro nel merito dei motivi per cui si drogasse e di cosa l'ha spinta a smettere, la cosa importante è che questa ragazza si sia ripresa, anche grazie alla musica.

...chi come me, quando non riesce ad esprimersi come si deve, scrive, ecco che anche Maso per far comprendere a tutti noi quale fosse il rapporto "con l'uomo più importante della sua vita", ha cantato con una dolcezza disarmante "Caro Babbo". Ed io, con il mio vissuto personale, l'ho sentito vicino e gli occhi hanno tremato per qualche istante.

Continua spiegando che nelle sue canzoni vuole cantare il "dolore" vero, reale e sentito perchè erano i sentimenti che lui stesso provava ed era lo stesso sentimento che viveva un suo amico che, prima, si è ammalato ed in seguito è morto, qui la storia con "Frankenstein"; la magia e l'emozione prendono sempre più piede con "Dal buio" che si commenta da sola, va ascolta e compresa, ed io, lascio che sia così.

Restano ancora due argomenti importanti quanto controversi: l'aborto ed il nostro paese, l'Italia.
Con "Cenerentola innamorata" ha regalato un battito di cuore in più a tutti gli spettatori, la storia di una ragazza "che piange e non sa che fare", ma che con l'aiuto di un amico ne parla e "sotto il muro dell'ospedale che terribile decisione" fino a che...non vi scrivo nulla basta ascoltare il testo per sapere come la storia prosegue.
Infine l'Italia, il nostro amato ed odiato paese, casa nostra quanto "il paese dove tutto va male", "è un paese l'Italia dove tutto finisce così nelle lacrime a rate che paghiamo in eterno", ma è anche, l'Italia un paese che "aspetta la sua canzone d'amore". Per poter capire quanto sia importante credere nel nostro paese e non perdere la fiducia suggerisco, ancora, l'ascolto di questa canzone "L'Italia".

Concludendo non ci sono solo "pensatori sociali", ma anche "cantanti sociali", la musica è "sociale", la musica è il motore di tutti noi, è lo specchio di molte emozioni, può essere colonna sonora, può essere dannazione, può essere terapeutica, può essere contorno e può essere protagonista.
La musica è...

Chiara


mercoledì 3 aprile 2013

Un paio di parole che...

In questi giorni sto vivendo situazioni che hanno del paradossale.

Operatori che giocano con le vite di utenti fragili.
Persone che non si fanno trovare al telefono e che poi, come per magia, aprono una porta e come se niente fosse proseguono nelle loro faccende.
Persone che litigano per futili motivi e chi potrebbe prendere le redini, si defila.
Altre persone che sanno perfettamente come sono andate determinate vicende e negano di esserne a conoscenza.
Ed ancora altre persone che non prestano attenzione alle esigenze altrui: "Oh scusami, credevo che..."

No, il mondo non funziona così. 
Ci sono due parole nella nostra lingua che andrebbero rispolverate: responsabilità e verità.
Mi domando, allora, perchè è così difficile assumersi le proprie responsabilità? E soprattutto perchè decidere  di averle quelle responsabilità?
Sarebbe molto più semplice declinare, non accettare un ruolo, non mettersi in determinate situazioni, ammettere che non si ha voglia, non interessa minimamente, non si è in grado. 
Non è codardia, è sincerità, cosa che vedo mancare un pò ovunque.
Non credersi dei super man o wonder woman, forse, permetterebbe alle situazioni di evolversi un pò meglio. Creerebbe meno complicazioni. 
Abbiamo a che fare, ogni giorno, con persone. Non con delle pietre. E come ho già scritto, noi stessi siamo persone, e da lì dovremo partire. Esigiamo qualità, ma spesso non la offriamo. 
Pretendiamo efficienza, ma siamo i primi a defilare.

E la verità? Uh sì, la verità è difficile da dire.
Costa fatica. Sia per chi la deve dire, sia per chi la deve ascoltare.
Può essere, però, una buona filosofia di vita. Ed io non sono una santa, le mie bugie (da piccola e da "grande") le ho dette. Mi sono trovata però a gestire situazioni delicate e pericolose, ed ahimè, non tutto è sotto il mio controllo e quindi, qualche particolare può sfuggire, ed ecco qui che l'asino casca.
E' bene camminare a testa alta e non incappare in situazioni sibilline, perchè non se ne ricava nulla, se non fatica.

Adempiere il nostro dovere come si deve, quando si è in difficoltà chiedere aiuto, non cercare di screditare qualcuno solo si crede sia una minaccia, apprezzare la collaborazione e cercare di vivere sempre situazioni cristalline, i saggi di una volta - non dimentichiamolo - avevano ragione.

Chiara