mercoledì 20 novembre 2013

L'alluvione in Sardegna...

Tutti sanno cosa è accaduto in Sardegna in questi giorni, ci sono fotografie, video, nei salotti televisivi se ne parla, nei telegiornali passa il numero dell'iban per inviare un aiuto a quella (nostra) terra completamente distrutta.

Voglio, però. per una volta utilizzare dei numeri (fonte: Corriere della Sera), in questo caso rendono più delle parole:
16 morti;
4 bambini;
1 disperso:
2.737 gli evacuati:
in 24 ore caduta la pioggia di 6 mesi;

Di fronte a questi numeri cosa è possibile dire? A me, sinceramente, mancano le parole. Ascoltavo, oggi, una trasmissione, dove una scrittrice diceva che di fronte a tutto questo sono necessari gli abbracci, adesso è il tempo degli abbracci, poi ci sarà il tempo della rabbia, dell'incredulità e così via, ma adesso è il momento degli abbracci.
Non mi trova molto concorde, no!
E' il momento degli abbracci?
Ho visto immagini che mi hanno stretto lo stomaco, spaccato il cuore e fatto venir voglia di passare attraverso lo schermo del televisore, ma non per abbracciare, ma per aiutare quelle persone che sono smarrite di fronte al disastro.
Con un abbraccio non porto via il fango e le macerie, con un abbraccio - adesso - purtroppo non risolvo nulla. Ci vuole concretezza e che i 20 milioni di euro stanziati dal Governo arrivino in tempi brevi e siano utilizzati per sistemare questa terra.

Ogni anno c'è una città colpita, da Genova a Sarno, l'Italia non è indenne a queste catastrofi, lo sappiamo bene, ed ogni anno vedo lo stesso geologo che dice in televisione, quasi sconsolato: «è necessaria la prevenzione, i sindaci devono monitorare il proprio territorio, si devono rispettare i letti dei fiumi, non si deve costruire abusivamente e poi condonare». Lo ripete, un pò in Rai, un pò in Mediaset, però non funziona, pare che il messaggi non passi e - forse - non passerà mai.

Questo post, però, lo voglio dedicare a Pietro (conosco solo il nome), una voce al telefono oggi su Rai 1.
Pietro, un soccorritore disperato, che ha detto queste parole: «Non ho potuto fare di più, fossi stato più forte li avrei salvati», stava cercando di mettere in salvo un papà ed un bambino, ma non è riuscito nell'impresa.
Si rimproverava per questo.
Ha provato, con tutto se stesso e le sue forze!
Mi ha colpito la sua voce rotta dai singhiozzi e mi ha distrutto l'anima il suo non darsi pace.

E quando tutto sarà (se mai sarà) tornato alla normalità ci potremo abbracciare, e sarebbe ancor meglio potersi abbracciare perchè abbiamo deciso di rispettare il nostro paese, di far tesoro delle parole degli esperti, perchè in qualità di governanti abbiamo il coraggio di prendere decisioni anche contro corrente, che non fanno scalpore e non mettono in mostra, ma che tutelino tutti noi e la nostra terra.

Chiara


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