lunedì 7 novembre 2011

Il mio Paese...l'Italia.

Gaber cantava: "Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono!"
Con le voci che stanno circolando in questo momento mi sento di riflettere su questo nostro paese:

Accendiamo la tv e vediamo immagini di persone con la schiena piegata che, con i loro soldi, hanno preso stivali, pala e secchi per far riemergere le strade di una Genova che nel giro di una giornata ha perso tutto. Ed il pensiero corre ad i miei che sono là. Per fortuna stanno tutti bene.

Cambiamo canale, c'è un'inchiesta su chi riesce ad arrivare a fine mese. "Fine mese?" risponde una mamma con due bambini. "Noi non arriviamo neanche alla seconda settimana, andiamo alla Caritas e spesso chiedo il bis, che porto a casa per poter mangiare la sera!"

Lo zapping mi porta su un altro canale e sento che discutono dei giovani che non hanno lavoro e che spesso lasciano l'Italia, il loro / nostro paese, perchè non c'è speranza. All'estero valorizzano il talento, ed ascolto la storia di un ragazzo di Cuneo, che dopo aver pubblicato la sua tesi viene contattato da un imprenditore americano che, solo dopo aver letto la tesi, gli ha dato i soldi per sviluppare la sua idea.

Ed ancora, leggendo le notizie on line, si apprende che all'Aquila vengono ora chieste le tasse arretrate, dopo che le foto dimostrano e mostrano quanto, quella città, sia ancora a pezzi.

Leggiamo ancora di omicidi, di rapine, di suicidi, di mala sanità, di povertà, di quanto questo nostro paese non sia più quello che noi tutti vogliamo, ma che sia un paese ala deriva, distrutto, affamato, disoccupato e distrutto - moralmente e fisicamente.
Voglia un'Italia che sappia garantire a tutti i suoi cittadini ben-essere, speranza e futuro.
Ci sono ingenti danni, siamo sventrati ma cerchiamo di capire che, se le Comunità, i cittadini tutti si unissero, lasciando da parte l'individualismo, forse avremo ancora la possibilità di poter guardare al futuro.

I professionisti del sociale, assistenti sociali, educatori professionali, psicologi,  tutti insieme devono unirsi per poter creare quel senso di comunità, di fiducia verso le istituzioni facendo loro per primi un passo avanti. Certo, c'è il lavoro "dietro le quinte" ma, come esiste la regia esiste anche la "messa in scena".


Chiara

Nessun commento:

Posta un commento