Ed è qui l'inghippo: responsabilità.
Chi se le prende e chi le rifugge.
Chiara
Benarrivati sul mio blog. Questo spazio è dedicato alla mia versione del lavoro e del servizio sociale.
Credo che pensare socialmente sia un buon modo per accorgersi del mondo che ci circonda.
Ed è qui l'inghippo: responsabilità.
Chi se le prende e chi le rifugge.
Chiara
27 gennaio 1945 Auschwitz liberata!
In quel giorno del 1945 le truppe dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz sancendo la fine dell'Olocausto ma, come racconta la Senatrice a vita Liliana Segre, con l’avvicinarsi dell’Armata Rossa, già intorno alla metà di gennaio, le SS iniziarono ad evacuare il Lager: circa 60.000 prigionieri vennero fatti marciare prima dell’arrivo dei russi. Di questi prigionieri, si stima che tra 9.000 e 15.000 siano morti durante il tragitto, in gran parte uccisi dalle SS perché non riuscivano a reggere i ritmi incessanti della marcia.
Ancora, oggi, però c'è chi nega; chi non riconosce e chi vive sotto scorta perché siamo incapaci di comprendere, di ricordare e di non ripetere.
"Tempi bui" si sente dire da qualche anno a questa parte ma, noi, noi...cosa stiamo facendo?
Sovente sento dire che i ragazzi di oggi non hanno la capacità di capire fino in fondo cosa sia accaduto e, forse, è anche vero.
Noi tutti comprendiamo?
Forse ci indigniamo davanti a video o racconti di chi è sopravvissuto, ma cosa facciamo per evitare che quello che è stato non si ripeta?
Temo poco, troppo poco.
Scurati, ieri sera, ha ben spiegato il motivo per cui non "sentiamo" la necessità di attivarci, cambiare le piccole cose, nel nostro piccolo mondo quotidiano.
Non voglio scrivere altro, perché è importante ascoltare Scurati, Segre e tanti altri e voglio ricordare mio papà e mia nonna sotto le macerie di Milano devastata dalla guerra. Se quelle macerie avessero vinto io non sarei qui a scrivere.
Abbiamo un compito, tutti: quello di non ripetere e abbiamo responsabilità: non dimenticare, ma soprattutto ricordarci che l'"altro", quell'altro, potremmo essere noi.
Sono giorni tremendamente difficili.
Però...
Però...Però "qualcosa" sopravvive, resiste e quando riesce lancia urli sonori, impossibili da ignorare.
Ho cercato di capire cosa fosse. Ho chiuso gli occhi e "respirato lungo", "calma, Chiara, calma".
Si ricollega a quell'amore, a quella profonda dedizione e riconoscenza che ho verso i libri che mi circondano (e che piano piano stanno aumentando...LM), che ho verso i tanti colleghi che hanno incrociato la mia via e mi hanno permesso di essere chi sono oggi, che ho verso le storie di vita che ho avuto la fortuna di poter toccare con mano e dover sorreggere per poterle accompagnare.
Guardo qualche appunto, un video ripreso in Senato, i nuovi tre libri da studiare, le bozze di progetto e gli occhi di chi incrocio ogni giorno e respiro di nuovo lungo.
Non so se ho imparato qualcosa da chi mi ha regalato tanto credendo in me, so che cosa ho promesso "bellezza" e non "appiattimento".
Chiara
"Ciao Ombre!"
"Ciao bella!"
Sta tutto qui: tu c'eri, ci sei sempre stata, in ogni momento bello o brutto dei miei giorni.
E ci sei.
L'ho detto a tutti, sono circondata da ciò che sei stata per tanti di noi, assistenti sociali e non solo.
Ho tuoi scritti, sapiente guida.
Ho i tuoi libri, saggi consigli.
Ho alcuni tuoi oggetti, dai più semplici, come scatole, a quelli più significativi come il quadro dell'om ॐ
Tramite un'amica mi avevi fatto arrivare il messaggio "non piangere". Non riesco e non so per quanto ancora non riuscirò a dare seguito, ma sappi che, giorno dopo giorno, sto cercando di centrarmi.
Chissà se ho davvero capito, ma quello che so per certo è che un grande debito nei tuoi confronti e non posso nasconderlo sotto il tappetto, posso solo cercare di sdebitarmi portando avanti quello che stavamo facendo, quello che mi hai chiesto di fare e quello che volevi che io facessi.
Ho iniziato, eh!
Dunque, Ombre, grazie sempre per avermi accompagnato per tanti anni, con pazienza, con fermezza, con entusiasmo e, soprattutto, con attenzione a chi ero e a chi, piano piano, stavo diventando. Oggi ho messo a posto mezza casa per riuscire a fare spazio nella mente, per nuovamente centrarmi e per tornare a scrivere, non solo qui.
"In queste scarpe
E su questa terra che dondola
Dondola dondola dondola
Con il conforto di
Un cielo che resta lì
Mi sto facendo un pò di posto
E che mi aspetto chi lo sa
Che posto vuoto ce n'è stato ce n'è ce ne sarà
Ho messo via un bel pò di cose
Ma non mi spiego mai il perché
Io non riesca a metter via
Riesca a metter via
Riesca a metter via te"
Ho avuto l'occasione, in questi giorni, di riflettere sul silenzio.
Il Che diceva: "il silenzio è una discussione portata avanti con altri mezzi”.
K. Gibran ha scritto: “la realtà dell'altro non è in ciò che ti rivela ma in ciò che non può rivelarti. Perciò, se vuoi capirlo, non ascoltare le parole che dice, ma quelle che non dice”.
Sì, rumore. Caos.
Sono giunta, quindi, alla conclusione che il silenzio fa paura, spaventa, può creare timore. Come quei mostri dei film di fantascienza, informi, che aspettano dietro la porta.
Il silenzio, invece, è così prezioso. E' così puro.
Nel silenzio è possibile osservare, creare una connessione, lasciare spazio e dare, così, rispetto a se stessi, oppure all'altro.
Con il silenzio non sempre stiamo dicendo di non voler parlare o di non essere in grado di farlo. Il silenzio è una forma di comunicazione così potente e così multi sfaccettata che non si può non essere capaci di maneggiarlo. Come ha detto F. Caramagna: "le parole si parlano, i silenzi si toccano". E se i silenzi si toccano, allora, dobbiamo fare attenzione a non romperli, ma a saperli tenere in mano con grazia e delicatezza.
Restituire il senso.
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Silenzio - Immagine creata con IA |
In questi giorni, sarà per coincidenza, sarà di no, mi confronto sovente con persone, le più diverse, sullo stesso argomento: i giovani e il domani. I figli e il futuro.
Sento frasi del tipo: "No, ma io non posso pensare di mettere al mondo un figlio che cosa gli offro?", "che mondo lasciamo a 'sti ragazzi?", "i giovani e i bambini in carico oggi ai servizi sociali saranno gli adulti di domani, che ne sarà?", "non c'è futuro!", "non c'è speranza" e... potrei andare avanti ancora.
Cosa possiamo insegnare ai nostri figli?
Interroghiamoci, con un forte senso di responsabilità, su quanto è accaduto.
Concludo con le parole che esprimono lo sconcerto del Rettore dell'Università di Pisa, Riccardo Zucchi che potete leggere qui
Chiara
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Immagine creata con IA |
"All things must pass
none of life’s strings can last
so, I must be on my way
and face another day "
G. Harrison - 1970
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Quella fatica, tanta fatica è stata ripagata.
"Chiara, grazie!" mi dice abbracciandomi e piangendo, come una bambina in cerca di un posto sicuro dove stare per qualche minuto.
Ci siamo abbracciate, non ho nascosto le lacrime, ma ho voluto, ed era assolutamente doveroso, riconoscere a lei il suo percorso.
Travagliato.
Impervio.
Cattivo.
In salita.
Senza appigli.
Oggi, invece?
"Guardati attorno, noi ci salutiamo, ma guarda, respira la tua casa, i tuoi ragazzi (che sono rientrati), il tuo lavoro e tienilo stretto che te lo sei meritato!!"
Ti ho riconosciuta nelle parole della canzone di Sanremo di Mr. Rain:
"Ci sono ferite che non se ne vanno nemmeno col tempo
Più profonde di quello che sembrano
Guariscono sopra la pelle, ma in fondo ti cambiano dentro
Ho versato così tante lacrime fino ad odiare me stesso"
"Puoi cambiare camicia se ne hai voglia e se hai fiducia puoi cambiare scarpe.
Se hai scarpe nuove puoi cambiare strada e cambiando strada puoi cambiare idee
e con le idee puoi cambiare il mondo"
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Fonte:https://it.dreamstime.com/ |
Il 13 aprile 2014 scrivevo questo post "un mese da Consigliere del Croas Piemonte", siamo al 15 gennaio 2022 e mi trovo a scrivere il post che state leggendo (con una piccola raccolta fotografica alla fine).
Quanto tempo è passato? No, non lo voglio contare. Sono anni, mesi, giorni e ore, ma non mi interessa conoscere il dato preciso, perchè quello che conta è quello che è stato costruito.
Sono entrata in Via Piffetti, a Torino, che non avevo neanche 30 anni, lascio via Fabro completamente trasformata, cresciuta e arricchita.
All'inizio non ero pienamente conscia di quello che voleva dire essere Consigliere di un Ordine Professionale ma, ben presto l'ho compreso!
E' sacrificio, è rendersi disponibile, è studiare, è mettersi in gioco, è restare in ascolto, è osservare, è comprendere, è crescere, è costruire significato, è migliorare l'immagine della Profesisone, è esercitare quel ruolo con responsabilità e senso critico. E' condivisione, è saper vivere un'Istituzione e trarne il meglio. E' fatica, è stanchezza, è fare i conti con i propri limiti e aprire la mente all'ascolto, è prendere decisioni e portarle avanti con sicurezza.
Tutto questo perchè?
Perchè sono, siamo parte di una Comunità Professionale vivace e dinamica che merita attenzione e cura per crescere sempre più sicura, stabile e autorevole.
Come ho scritto in riposta a un post su Facebook alla nostra past President, oggi (data di fine mandato, di restituzione delle chiavi e di passaggio di consegne) è vero che si conclude un'esperienza, ma forse no! Forse, quell'esperienza, prende una nuova forma. "Nulla si distrugge, tutto si trasforma"e così vedo questa "cosa strana".
Questa cosa che mi ha insegnato tanto, mi ha fatto capire e conoscere davvero il senso profondo, a 360° dell'essere Assistente Sociale
Conservo ricordi belli, di risate, di merende per sopravvivere alle Commissioni presso la sede dell'Ordine, di sabati al Servizio della nostra Comunità e di giornate al pc, negli ultimi anni; porto con me anche momenti meno belli, di scontri anche molto aspri e di lacrime.
Ho incrociato la strada di professionisti e di persone che sicuramente porterò nel cuore, ma non mi metto a osservare, resto partecipe, resto attiva e consapevole che la "casa" degli Assistenti Sociali è sempre aperta.
Non finisce qui l'avventura, prende solo una nuova forma e la posso affrontare con un bagaglio ricco e sostanzioso.
Chiara
Mandato 2014 - 2018 |
Con Paola Vaio |
WSWD 2015_1000 persone in teatro |
Salotto Deontologico con Simona Passanante e Claudio Pedrelli |
Con Barbara Rosina |
Con Sara Fabris e AnnaMaria Cane |
Mandato 2018 - 2022 |
A Torino con i Care Leavers |